«Da bambino osservavo il sole, la luna, la terra e tutto mi stupiva. Ancor più mi stupivano i terremoti, le alluvioni, le maree, tutto ciò che sconvolgeva quella terra che credevo così salda e sicura. Ho cominciato a studiare, con accanimento, per scoprire prima di tutto quello che altri prima di me avevano capito di questo mondo. Poi sono andato avanti di testa mia.» Raffaele Bendandi, 19/5/1979. (CD, 1979 b, 6)
«Bendandi ha dedicato la sua lunga vita allo studio della sismologia offrendo la sua esperienza a tanti paesi del mondo. Aveva contatti ovunque, era consultato anche da scienziati. A Faenza era conosciuto per "quel che stugia e taramòt". Era benvoluto e stimato. Faenza lo annovera fra i più illustri cittadini.» Veniero Lombardi - Sindaco di Faenza - 6/11/1979 (Lombardi, 1979)
«Al di là del successo e di brillanti carriere accademiche che il sapere elargisce, oggi come sempre, la Scienza ha bisogno di uomini che credano, vivano, si sacrifichino per Essa: uomini come Bendandi.» dr. Marco Mattina - Geofisico all'Università di Bologna - giugno 1982 (Cantalupi, 1982, Introduzione)
Se non diversamente indicato, le informazioni di seguito riportate sono il frutto di due interviste rilasciate da Raffaele Bendandi a chi scrive, presso il suo laboratorio, rispettivamente sabato 29 novembre 1969, dalle 15 alle 19, e sabato 19 maggio 1979, dalle 10 alle 12. Una trattazione completa ed esauriente delle teorie di Bendandi è presente nel testo del dr. Tiziano Cantalupi "Il terremoto si può prevedere", nonchè nei lavori, elencati in bibliografia, della D.ssa Paola Pescerelli Lagorio, presidente dell'Osservatorio Geofisico Raffaele Bendandi di Faenza.
Raffaele Bendandi nasce il 17 ottobre 1893 in via Filanda Vecchia a Faenza, in una famiglia di modeste condizioni economiche.
Frequenta la sesta classe elementare, poi interrompe gli studi, non per scarso rendimento, ma perchè
suona l'ora della chiamata al lavoro, come per tanti altri ragazzi di pari condizione sociale.
A scuola si è già fatto notare: riempie i quaderni dei compiti con strani disegni,
i tracciati delle macchie solari, ombre irregolari sulla superficie del sole, che hanno colpito la fantasia
e la curiosità del ragazzo.
A fianco dei disegni compaiono, in buon ordine, le date e le località dei terremoti
dei quali ha avuto notizia.
A tredici anni lavora come apprendista presso un orologiaio faentino. La paga settimanale è di 20 centesimi,
pari a circa 90 centesimi di euro attuali
(v. sito Il Sole 24 Ore).
Il giornale, che lui acquista per avere notizie dei terremoti, costa 5 centesimi di lira. Più tardi
il giovane Raffaele scopre che è sua madre a dare quei soldi all'orologiaio, affinchè insegni un mestiere
al figlio.
Il suo principale interesse è l'astronomia, che può studiare grazie ad una rivista specializzata, pubblicata a fascicoli.
Quando non ha i soldi per acquistarla, l'edicolante gliela tiene da parte.
(v. youTube, Pescerelli Lagorio, 2013).
Il 28 dicembre 1908 un forte terremoto colpisce Messina e Reggio Calabria e metà della popolazione delle
due città perde la vita.
«Pochi giorni dopo e precisamente il 13 gennaio del 1909 si sentì in tutta l'Italia Settentrionale ed anche
in Romagna un'altra forte scossa. I faentini trascorsero la notte all'aperto sotto il freddo pungente;
ed i pochi profughi messinesi, che s'erano rifugiati a Faenza, ne furono più che mai spaventati, esclamando:
"Il terremoto viene proprio dietro a noi!"»
(Campana, 1939, 3).
Il fatto colpisce profondamente il giovane Bendandi, che inizia ad interessarsi in maniera preponderante
dei fenomeni tellurici e della loro previsione.
Bendandi frequenta la scuola comunale "Tommaso Minardi" di Disegno Industriale e Plastica per gli
Artigiani di Faenza e il 1 agosto 1910, dopo 3 anni di corso, supera gi esami e ottiene la licenza
(v. Ballabene, 2024).
Successivamente lavora come intagliatore per l'Ebanisteria Faentina.
Orna di bellissimi lavori alcune chiese della regione, fra queste il Duomo di Lugo.
Crea anche giocattoli in legno per conto della ditta FAG di Faenza
(v. Pescerelli Lagorio, 2011, 20).
Questa ed altre attività non sono altro che un mezzo per sopravvivere. Il tempo libero Raffaele lo dedica allo
studio dei fenomeni naturali più rilevanti: i terremoti, le maree, le macchie solari.
Basandosi sul concetto che ogni fenomeno è causale e non casuale, ne ricerca il movente
scientifico.
Da autodidatta acquisisce nozioni di trigonometria, calcolo combinatorio, fisica, astronomia e geologia.
Per tre anni, a partire dal 1912, i suoi studi non progrediscono. Non riesce a capire quale legge governi i
fenomeni sismici.
Purtroppo nessun diploma avalla i sui studi, quando parla delle sue ricerche l'onere della prova s'inverte: è lui a dover costantemente dimostrare il possesso delle nozioni scientifiche di base necessarie.
Nel corso della prima gruerra mondiale viene arruolato in aviazione e dislocato a Porto Corsini
come meccanico di una squadriglia di idrovolanti. Qui ha modo di studiare le maree.
Quelle masse d'acqua che regolarmente s'innalzano o s'abbassano, in particolare a seguito della forza gravitazionale
della Luna, meritano un approfondimento e consolidano un'intuizione.
Tornato a Faenza, allestisce in casa un laboratorio sismico allo scopo di verificare certe ipotesi e dare
una risposta alle domande che si era posto fin dal 1908, dopo il terremoto di Messina.
Così Bendandi, con i propri mezzi, costruisce in casa un sismografo perfettamente funzionante.
Nel 1920 Bendandi formula la sua teoria "simogenica" che riguarda l'identificazione delle cause dei terremoti e la loro previsione (v. Cantalupi, 1982, 135).
La teoria nasce da un'intuizione, che nel tempo lui perfeziona ed amplia.
È risaputo che la forza di attrazione che la Luna esercita sulla Terra, in combinazione con quella esercitata dal Sole, provoca le maree. Questo sugli oceani e sui mari. Ma sulla solida terra che effetto produce questa attrazione? Apparentemente nessuno.
Bendandi ha studiato la legge di gravitazione universale di Newton e sa che due corpi si attraggono con una forza direttamente proporzionale al prodotto delle loro masse e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
Quindi costantemente su ogni punto della crosta terreste agisce una forza di attrazione pari alla combinazione delle forze esercitate in quel momento, in quel punto, da ogni singolo pianeta del sistema solare e dal Sole stesso.
In genere non accade nulla in quel punto, perchè quella forza è di norma relativamente debole.
Quando però
- la posizione dei pianeti e del Sole rispetto alla Terra è tale da rendere rilevante la combinazione
delle loro forze,
- e quando sul punto della crosta terrestre in cui la risultante di tali forze si esercita viene
a sommarsi la forza di attrazione della Luna,
- e quando quel punto della crosta terrestre presenta determinate fragilità,
allora la probabilità che in quel punto si verifichi un evento sismico risulta elevata.
La Luna, pur di dimensione inferiore rispetto ai pianeti del sistema solare, si trova ad una distanza relativamente molto prossima alla Terra e di conseguenza la sua azione risulta determinante.
Tutto questo per grandi linee. Il resto è il risultato di calcoli, puri calcoli basati sulla posizione e sulla
dimensione dei pianeti e del nostro satellite, rivolti a identificare il punto della crosta terreste,
il momento e l'entità del sisma.
Il tutto pare sia stato sintetizzato da Bendandi in una formula, della quale, a tutt'oggi, non si ha traccia.
Bendandi «doveva conoscere certi "numeri fissi" che gli avevano permesso di stabilire una certa periodicità dei
terremoti zona per zona»
(Blondet, 1981, 46).
Sulla validità della teoria da un punto di vista scientifico si è ampiamente discusso dopo la sua morte. Da un'intervista al dr. Tiziano Cantalupi pubblicata su "Epoca" nel 1981 leggiamo: «È una teoria che la scienza ufficiale non ha mai accettato: per la scienza i sismi sono dovuti a cause puramente "endogene", cioè alle forze e alle spinte delle masse che si muovono nell'interno della Terra» (Blondet, 1981, 46).
Nel 1922 l'osservatorio da lui fondato batte sul tempo la concorrenza tedesca e giapponese nella rilevazione dei terremoti.
I giornali parlano di lui. Dall'estero giungono richieste di dati. Sempre nel 1922 l'editore Vallecchi di Firenze offre una cifra considerevole per ottenere i diritti di pubblicazione di un saggio in cui Bendandi dia divulgazione delle sue teorie. L'editore può permettersi l'offerta: una pubblicazione del genere andrebbe a ruba, indipendentemente dalla fondatezza o meno delle teorie in essa esposte. Bendandi rifiuta. Non si sente ancora abbastanza sicuro.
Nel frattempo Mussolini, orgoglioso di poter vantare un conterraneo famoso venuto su dalla gavetta,
lo nomina cavaliere.
Il prof. Giuseppe Agamennone, direttore dell'osservatorio sismico romano, ottiene l'ammissione di Bendandi a membro
della Società Sismologica Italiana. Una piccola breccia si è aperta nel muro dell'ufficialità scientifica.
Nel dicembre 1923, presso il teatro Sarti di Faenza, Bendandi tiene una conferenza pubblica e dichiara di essere in grado di prevedere i terremoti. (v. youTube, Pescerelli Lagorio, 2012).
Il 20 dicembre 1923, dinnazi al notaio Domenico Savini di Faenza, Bendandi deposita un documento.
Il 2 gennaio successivo viene registrato un terremoto nelle Marche.
Nel documento, depositato oltre un mese prima presso il notaio, era stata indicata l'ora, il luogo, la data
e l'entità del sisma.
Patrocinante della sfida è Otello Cavara, giornalista del «Corriere della Sera», il quale darà poi ampia
divulgazione al fatto.
«Fu così che verso il 1930, quasi ogni giorno, sui giornali di tutto il mondo cominciarono a comparire
le previsioni del sismologo Bendandi»
(Cantalupi, 1982, 46).
Numerosi ritagli di giornali nazionali ed esteri vengono conservati da Bendanti nel suo studio, articoli che riportano annunci di terrmoti, correlati ad articoli, pubblicati successivamente, di conferma dei singoli fenomeni tellurici effettivamente verificatisi all'incirca nela zona, alla data e dell'intensità preannunciata.
Negli anni Bendandi riceve nel suo laboratorio di Faenza illustri personaggi.
Nel 1926 Hirohito, principe ereditario - poi imperatore - del Giappone, incontra Raffaele Bendandi in privato a Faenza,
nel corso del suo tour europeo di quegli anni: il problema sismico è di vitale importanza nel suo paese.
Divenuto esperto nella costruzione e messa a punto dei sismografi per il proprio osservatorio, ora Bendandi è in grado di produrli e venderli sul mercato, in particolare su quello americano, col marchio RABEN (v. Pescerelli Lagorio, 2014, 20).
Bendandi ammette in tutta onestà di essere in grado di determinare quando l'evento sismico si verificherà, di prevederne la magnitudo con una certa approssimazione, ma di non poter identificare il luogo esatto, limitandosi a descrivere una zona ampia. Ma confida sul fatto che, se lui con mezzi scarsi e strumenti autoprodotti è riuscito ad arrivare fino a tale punto, sicuramente la scienza ufficiale sarà in grado di andare oltre e perfezione la teoria grazie anche ai costosi strumenti che lui non si può permettere. (v. youTube, Pescerelli Lagorio, 2012).
Paiono sussistere tutti i requisiti necessari affinchè la teoria di Bendandi venga sottoposta ad un serio esame da parte della scienza ufficiale. Ma ciò non accade.
Nel 1927 il Duce, dimentico degli entusiasmo giovanili ed irritato per l'allarme che le previsioni di Bendandi
producono nelle popolazioni delle zone predestinate, incarica il prefetto di Bologna di intimare allo
studioso faentino il silenzio. Raffaele scrive al prefetto e gli comunica, a titolo privato, che, per ironia della
sorte, a giorni un terremoto colpirà proprio Bologna.
Il prefetto mette tutto a tacere. Il terremoto puntualmente si verifica, provocando fortunatamente solo danni alle cose.
Bologna scopre che il prefetto, assieme ai familiari, quella notte ha dormito in stazione, dentro una carrozza letto.
Bendandi riprenderà la divulgazione delle previsioni solo nel 1929.
Nel 1930, finalmente, Bendandi ottiene un colloquio con il card. Maffei, direttore dell'Osservatorio di Pisa.
È una buona occasione per un confronto serio.
Il cardinale, però, nel giorno fissato per l'appuntamento, si dichiara ammalato e Bendandi viene ricevuto
ed ascoltato da un insegnante del seminario, vecchio, sordo e cieco.
Esplode. Riesce a porgere tuttavia un saluto al card. Maffei, miracolosamente guarito, ed a rivolgergli un
sintetico «non mi avete voluto ascoltare, domani mi chiamerete voi!». È il 24 maggio 1930.
Il 25 maggio Pisa viene colpita da forti scosse di terremoto. Maffei lo manda a chiamare.
Ma Bendandi ormai è chiuso in un orgoglioso silenzio.
Nel 1931 pubblica, a sue spese, il suo unico libro: "Un principio fondamentale dell'universo -
Il sole, sua attività, genesi del ciclo undecennale", edito dall'Osservatorio Bendandi Faenza, 1931.
Una copia è conservata presso la Biblioteca Manfrediana di Faenza (coll. RF 022 005 058).
In esso Bandandi, in particolare, sostiene che il ciclo undecennale del Sole non è altro
«che il prodotto di una prodigiosa marea solare determinata dal periodico sommarsi degli sforzi attrattivi
dei pianeti Venere, Terra, Giove»; punto 1 della Comunicazione prima (v.
Pescerelli e Dolcini, 1992, 199).
In sostanza Bendandi identifica nell'azione dei pianeti Venere, Terra, Giove la causa della periodica
iperattività delle macchie solari.
Per tutelarsi contro possibili indebite appropriazioni della paternità delle idee da lui esposte nel libro, il 10 marzo 1931 Bendandi deposita all'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma e alla Pontificia Accademia delle Scienze di Roma due copie identiche di un documento, da aprirsi solo dopo la sua morte, in cui egli sintetizza in dieci punti il fondamento della sua teoria sul ciclo undecennale dell'attività del sole. Tre pagine dattiloscritte, da titolo: "Comunicazione prima". (v. Pescerelli e Dolcini, 1992, 197-201).
Probabilmente la stampa dell'epoca lavora di fantasia nel pubblicare la notizia dei plichi depositati nel 1931 e nel descriverne il contenuto: si parla di previsioni di futuri terremoti. Alla morte di Bendandi, nel 1979, all'apertura del documento depositato presso la Pontificia Accademia delle Scienze, non verrà trovata alcuna previsione. La copia depositata presso l'Accademia dei Lincei risulterà scomparsa, probabilmente distrutta a seguito ai bombardamenti su Roma nel corso della seconda guerra mondiale.
Bendandi ha da tempo identificato la presenza di quattro pianeti trans-nettuniani in orbita oltre il sistema solare conosciuto, oltre Nettuno (Plutone non era stato ancora scoperto) e li ha chiamati Rex, Roma, Italia e Dux (v. youTube, Pescerelli Lagorio, 2012). In un articolo del 1956 ne descrive le caratteristiche, rilevate in base a calcoli, non a diretta osservazione, e sostiene di averne comunicato l'esistenza nei famosi plichi depositati il 10 marzo 1931 (v. Pescerelli e Dolcini, 1992, 228).
Tra il 1955 e il 1961 Bendandi scrive articoli in merito alla correlazione tra l'acuirsi dell'attività solare e l'insorgere di anomalie nel comportamento sociale degli esseri umani (ondate di criminalità), generata dall'azione delle onde elettromagentiche prodotte dal Sole nelle fasi di apogeo delle macchie solari. È noto come tale fenomeno rechi disturbo alle trasmissioni radio e non è da escludere che possa agire anche sulla mente di persone particolarmente reattive e sensibili, secondo Bendandi (v. Pescerelli e Dolcini, 1992, 117-127).
Il 15 marzo 1969 il sindaco di Faenza sottoscrive un accordo in base al quale il Comune grantisce a Bendandi un minimo di tranquillità economica e testimonia l'apprezzamento della collettività locale nei confronti del concittadino, alla cui morte il Comune erediterà la casa-osservatorio di via Manara 17 a Faenza con quanto in essa contenuto e, quale contropartita, riconoscerà a Bendandi un vitalizio e la nomina a direttore a vita dell'osservatorio (v. youTube, Pescerelli Lagorio, 2012). L'importo annuale lordo del vitaliazio è pari a un milione di lire (v. Pescerelli Lagorio, 2011, 18), corrispondete a circa 9758 € attuali (Sito Il Sole 24 Ore).
Nel 1968 Bendandi annuncia l'esistenza di un ulteriore pianeta del sistema solare, da lui battezzato Faenza, in orbita tra Mercurio e il Sole, dotato di una massa pari a un terzo di quella di Mercurio (v. Pescerelli Lagorio, 2014, 61). Una presenza già intuita nel 1931 ed ora confermata dal punto di vista matematico-deduttivo. Così come la Luna provoca terremoti sulla superficie terrestre quando viene a posizionarsi sulla risultante delle forze di attrazione planetarie, così il pianeta Faenza fa scattare la molla dell'iperattività sulla superficie del Sole.
Successivamente i suoi studi si focalizzano anche sulla migrazione dei poli, «cioè lo spostamento dei poli magnetici, e la loro dislocazione in punti diversi rispetto ai poli geografici» (Sito Wikipedia, 17-9-2024).
Nella seconda metà del secolo scorso, Bendandi riceve visite da parte di Aldo Moro, Francesco Cossiga e tanti altri.
«Di terremoti ne parlò con Cossiga, allora ministro degli Interni, quando, dopo il sisma del Friuli,
si recò da lui: "Voleva che io reclamizzassi i terremoti il giorno prima, e non quello dopo.
Gli risposi che non era il caso".
Di macchie solari parlò con Aldo Moro. "Veniva a trovarmi ogni tanto; da ammalato immaginario qual era, voleva sapere
i periodi di massima attività solare"»
(Raggi, 1979).
Dal 1920 al 1979 riceve 2300 lettere. Alcune universtà statunitensi lo invitano da loro.
Bendandi non si muove da Faenza.
(v. youTube, Pescerelli Lagorio, 2012).
Raffaele Bendandi muore il 1 novembre 1979, ma questa è una data ipotetica: il calendario perpetuo del suo studio
è fermo su questa data
(v. Pescerelli Lagorio, 2011, 17).
Viene trovato morto nella sua abitazione-osservatorio solo il 5 novembre.
«Così sono trascorsi quattro giorni prima che il suo corpo fosse ritrovato. È morto come era vissuto, da solo,
in quella casa sempre fredda»
(Raggi, 1979).
«Ricerche in Giappone - Terremoti, Bendandi aveva ragione - Gli ultimi studi confermano le sue teorie -
"La forza di gravità della luna può provocare reazioni a catena". E Doglioni (Ingv) si associa:
"Studi anche in Italia"».
Così titola a tutta pagina il Corriere Romagna del 26 novembre 2016 in un articolo scritto da Francesco Donati.
«Le cause scatenanti i terremoti sono da ricercare nell'universo e non sulla Terra. [...]
Per la prima volta lo riconosce anche la scienza ufficiale. [...] Lo dimostra l'analisi pubblicata sulla rivista
Nature Geoscience da un team di ricercatori giapponesi dell'Università di Tokio, coordinati dal
sismologo Satoshi Ide».
(Donati, 2016, 38).
Raffaele Bendandi ha percorso una strada difficile e merita ammirazione, rispetto, stima e simpatia: ha avuto un'intuizione, l'ha valutata criticamente, ampliata e portata avanti con impegno per tutta la vita, lottando contro pregiudizi, difficoltà economiche, mezzi scarsi.
Faenza gli ha dedicato una scuola, un simbolo ed un augurio per coloro che aspirano seriamente di accedere ai massimi livelli dell'istruzione, perchè li possano raggiungere, indipendentemente dalle loro capacità economiche.
C.D. - 21/9/2024
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